Rocco Colacchio a Capri racconta ai GI la sua esperienza nell´internazionalizzazione

Rocco Colacchio a Capri racconta ai GI la sua esperienza nell´internazionalizzazione

Il Vice Presidente del Gruppo GI, che guida la Sezione Alimentare, riassume i passaggi salienti della crescita aziendale: investimenti, nuovi mercati, marketing e comunicazione

Si è svolto nei giorni scorsi il XXVI Convegno di Capri dei Giovani Imprenditori di Confindustria dal titolo "Alziamo il Volume, diamo voce al futuro". Anche la Calabria era presente per portare le proprie istanze e le proprie proposte. Fra gli altri anche Rocco Colacchio, Vice Presidente del Gruppo GI della Territoriale di Vibo Valentia, e Presidente della Sezione Alimentare. Nel corso del suo intervento ha affrontato diversi aspetti relativi alle sfide che impegnano quanti fanno impresa al Sud. Di seguito ve lo proponiamo integralmente: "Signore, Signori, Colleghi tutti, buongiorno e benvenuti al workshop sui rischi e l’internazionalizzazione. Grazie per essere presenti qui numerosi, per partecipare ai lavori di un così importante appuntamento. Grazie anche al Presidente con delega all’internazionalizzazione Marco Oriolo, che ha voluto onorarmi nel rivolgervi questo mio breve saluto. Prima di trattare l’argomento che riguarda la storia della mia azienda, permettetemi di presentarmi a chi tra di Voi non mi conosce ancora: sono Rocco Colacchio della Territoriale di Vibo Valentia, dove oltre ad essere Vice Presidente del Gruppo GI, ricopro il ruolo di Presidente della Sezione Alimentare Senior. La mia “militanza” all’interno del Sistema Confindustriale - ha detto Colacchio al pubblico di Capri - , mi ha permesso di migliorare ed accrescere le mie qualità di imprenditore, permettendomi di raggiungere anche importanti riconoscimenti come il coordinamento regionale della Consulta Agroalimentare Calabrese. Parlare di internazionalizzazione, soprattutto in periodi come questo, è compito assai arduo, specialmente per effetto delle tempeste che stanno attraversando i mercati di tutto il mondo. Ma io oggi sono qui, non per fare un’analisi a quelle che sono le tendenze dei mercati economici, ma più semplicemente per raccontare brevemente la storia della mia azienda, la mia storia. La Colacchio Food nasce nel 1980, anno in cui mio Padre, Francesco, decise di mettersi in proprio dopo aver collaborato per anni come dipendente in un piccolo panificio artigianale. Io ed i miei fratelli sin da piccoli ci siamo adoperati, divertendoci anche nel tempo libero, a dare una mano a mio Padre. E' lì che io ho cominciato a pensare in grande. Nel 1999 infatti, dopo anni i miei sogni, che erano quelli di un qualsiasi adolescente che volesse ingegnarsi per l’azienda di famiglia, diventano realtà: eccomi quindi alla guida di quella piccola impresa che ho visto nascere per mano di mio Padre e di cui oggi sono Amministratore Unico. Parecchi sono stati gli investimenti che hanno caratterizzato l’attività dell’azienda, investimenti necessari per ampliare l’attività produttiva e per promuovere quei processi di marketing e produzione che, a cominciare dal 2000, stanno facendo crescere i fatturati con una media del 20% all’anno. Ben presto in me è nato l’interesse di espandere la mia attività commerciale, cercando di fare conoscere ed apprezzare i miei prodotti prima a livello regionale, quindi in Italia ed poi all’estero. Come dicevo prima, l’ingresso in Confindustria, mi ha aperto nuovi orizzonti, dandomi la possibilità di penetrare quei mercati in modo molto più rapido, grazie appunto al fatto che altri illustri Colleghi lo avevano fatto prima di me e questo mi ha inevitabilmente garantito procedure più rapide ed efficaci. La storia dell’esportazione dei miei prodotti inizia cosi. Tanti sono i clienti concittadini che vivono fuori Italia, che nei periodi di vacanza tornano ai paesi di origine. Nei primi anni che amministravo l’azienda vedevo che le vendite dello spaccio aziendale aumentavano vertiginosamente in periodi di vacanza, le persone che venivano da fuori compravano i miei prodotti per portarli nelle nazioni dove risiedevano, ma la quantità di merce che riuscivano a portare sicuramente bastava loro per un brevissimo periodo dell’anno. Da qui inizia la mia idea di esportazione all’estero - prosegue Colacchio - : io stesso mi faccio la domanda, perché non far mangiare ai concittadini italiani che vivono all’estero i miei prodotti tutto l’anno? e quindi inizio a creare la risposta, la mia risposta! Quindi comincio a prendere tutte le informazioni necessarie per poter esportare fuori Italia, nel 2003 comincio con il Canada dove oggi lavoro con 5 importatori diversi, con 5 marchi di mia proprietà e di là allargo le vendite. In seguito vendo negli Stati Uniti, Francia , Germania, fino ad arrivare in Australia dove mediamente vendiamo oltre 700.000 confezioni di prodotti all’anno, che considerando un normale nucleo familiare, significa raggiungere il gradimento di oltre 2 milioni di persone. Questi numeri sono il frutto di un lavoro che spesso si protrae anche per 12 ore al giorno e che mi vede costantemente impegnato ad operare in un contesto, quello meridionale, che per molti versi risulta assai complesso e complicato. Oggi partecipo a tutte le fiere internazionali di settore in diverse parti del mondo: Sial a Parigi, Anuga a Colonia, Fancy Food New York a tante altre in Italia. Lo sviluppo di nuove modalità di esportazioni all’estero, che vanno oltre la forma tradizionale degli scambi commerciali, ha l’obiettivo di eliminare gran parte degli ostacoli alla libera circolazione di beni, servizi, capitali, persone e conoscenze. Questo si traduce, dal punto di vista del sistema produttivo, nel fatto che sempre più imprese attivano rispetto al passato processi di attività che portino all’esportazioni dei prodotti o servizi, che erano appannaggio quasi esclusivamente delle imprese più grandi dei paesi industrializzati, le uniche in grado di operare con una presenza diretta sui maggiori mercati. L'affermarsi di una nuova era di internazionalizzazione diffusa ha portato anche le PMI come la mia a prendere parte in modo più estensivo a questi processi. I mercati si sono integrati e dotati di infrastrutture, i costi di trasporto e di comunicazione si sono drasticamente ridotti. L’integrazione dei sistemi economici impone quindi alle imprese di confrontarsi con nuovi clienti e nuove regole di competizione, ridisegna la divisione internazionale del lavoro, stimola processi di convergenza tra diversi modelli di corporate governance e porta alla creazione di un unico mercato dei capitali caratterizzato da regole condivise da tutti i partecipanti. L’internazionalizzazione diventa dunque strumento indispensabile nelle strategie aziendali sia per conquistare nuove quote di mercato, sia per difendere le posizioni acquisite. Certo - ha affermato ancora Colacchio - in questi anni non è stato tutte “rose e fiori”, abbiamo avuto qualche caso di clienti che non ci hanno pagato, visto che con l’arrivo ed il perdurare della crisi anche i clienti più solidi sono diventati clienti a rischio, e quindi anche la mia azienda ha dovuto dotarsi di una copertura assicurativa, che dia comunque una certa serenità ad operazioni di questo tipo, poiché è importante, alla luce di quelli che possono essere i contatti con altre realtà imprenditoriali, avere la certezza dei crediti e quindi la serenità sul lavoro fatto. L’apertura internazionale può rappresentare la chiave di volta per lo sviluppo del Sud, “conoscere per decidere” che è lo slogan di questo nostro workshop, deve descrivere tutta la nostra volontà a far sì che tutti insieme possiamo dare il nostro piccolo, ma importante contributo, alla crescita ed allo sviluppo del Paese. Non mi dilungo oltre per non togliere spazio e tempo ai lavori di queste intense giornate qui a Capri, che ci regalano ogni anno forti emozioni - ha concluso Colacchio -. Grazie a tutti e buon lavoro".

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